giovedì 3 gennaio 2013

NY (3)

Domenica 13.11.2011


Argo Cafè – Columbus Circle, in attesa che Fede faccia la pausa. Qui sono le 8 meno dieci. Musica anni 50’ e chiacchiere di sottofondo. Luci calde e profumo di un caffè che naturalmente non soddisfa le aspettative di un’italiana caffeinomane.

Ny è una città senza orari. All’una e mezza di notte prendi la metro e sembra giorno, è piena di gente. Famiglie, ragazzi vestiti bene per uscire la sera, persone di ritorno da una lunga giornata che si addormentano con la testa poggiata ai poggiamani laterali (fra questi ci sono spesso anch’io). Non esistono davvero orari dei pasti. A Milano se cammini per strada alle 7 di sera o all’una a pranzo, o se in questi orari prendi la metropolitana non trovi quasi nessuno, qui invece non riconosceresti la differenza.
Anche qui nel caffè ci sono persone che bevono caffé, tea, cocktail… avranno mangiato alle 5? Dovranno mangiare più tardi? E chi lo sa. E’ un po’ strano tutto sommato perché in teoria il nostro organismo dovrebbe avere dei ritmi regolari, dormire la notte etc, mangiare a certe ore e invece qui, come credo in generale nelle grandi città questi ritmi sembrano non esistere. I negozi sono aperti fino a tardi la sera o addirittura 24h/24. La maggior parte dei supermercati non chiude prima delle 11 e così anche i negozi. I caffè che normalmente in Italia chiuderebbero alle 7e30 qui rimangono aperti fino alle 10 almeno…
Un’ altra cosa che spicca all’occhio anche solo stando seduta qui in un bar è che ci sono persone di ogni provenienza, di ogni colore tutte mescolate insieme. Qui non credo che si possa definire un Nyorchese tipico in base all’aspetto. Direi che è più il modo di fare, di pensare che può identificare il Nyorchese. Puoi vedere ogni incredibile varietà. Vedi gli afroamericani, loro hanno un particolare orgoglio che riconosci subito, sono sempre un po’ sulla difensiva, soprattutto le donne. Spesso sono molto belli e i bambini sono il massimo, sono di una bellezza incredibile! Ci sono poi gli ebrei, i rabbini con le loro barbone e i cappelli girano sempre in massa. Ne vedo sempre almeno 2 o 3 insieme. I medio orientali non sono molti, si vedono di solito a gestire i baracchini che vendono hot-dog e bretzel  per strada. Ci sono tantissimi sud americani, cinesi e giapponesi.

 L’altro giorno sono andata a China Town, un mondo a parte. Già quando scendi dalla metro ti rendi conto che sei ci sei arrivato perché orde di cinesi ti sfrecciano di fianco già sulle scale. Quando esci sei colpito da colori, odori, suoni non familiari. Infinite bancarelle di pesci, verdure e frutti. Fra i frutti me ne ha colpito una che ha delle strane spine rosa violetto. Ci sono poi le macellerie con appesi animali di vario genere, soprattutto volatili tipo anatre e polli. La varietà di persone è incredibile e questa cosa è assolutamente eccezionale.

Ma vale la pena aprire anche una piccola parentesi sui "bar". Qui come in quasi tutti gli altri paesi che ho visitato non esiste l'idea di bar come in Italia come un posto dove entri ti ordini un caffè al banco o ti siedi a mangiare qualcosa al volo e riparti. Qui esistono, diciamo, i cafe dove puoi ordinare una bevanda calda o un dolce o spesso anche un'insalata, una macedonia o un panino e portarli via oppure sederti e berli e mangiarli li e rimanere a leggere, studiare, lavorare al computer, chiacchierare con gli amici per tutto il tempo che vuoi. L'atmosfera è sempre calda con i mobiletti di legno, i profumi dei tea e dei caffè, il chiacchiericcio della gente, ma nello stesso tempo asettica, impersonale perché ognuno di questi posti fa parte di una catena (starbucks, costa, nero etc) e tutto cioè arredamento, bevande e cibarie, divise del personale e frasi dette, tutto è standard. Se i commessi riescono ad essere gentili ed a personalizzare un po' il rapporto con i clienti, però, l'atmosfera riesce comunque ad assumere sfumature più particolari e personali e si esce dall'alienazione tipica della nostra epoca e tanto ricercata, dalla paura di comunicare con il prossimo per cui più tutto è impersonale più ci piace e nello stesso tempo ci rende infinitamente tristi. Devo dire che a me piace passare qualche ora seduta ad un tavolino in questi posti e leggere o scrivere e sempre quando si riesce ad attaccare bottone con qualche persona curiosa. Mi piace imparare da ogni persona che incontro sul mio percorso.

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