domenica 28 marzo 2010

Ritorno


Ci sono mille cose che vorrei dire di questo lungo, infinito anno, ma inizio con queste parole. Parlano solo di ora e non di tutto quello che è stato, del perchè non sono riuscita a scrivere per un anno, dicono solo che voglio ricominciare o meglio iniziare. Non leggetelo e basta, immaginate sul suo sfondo la poesia che sentite vedendo Mine Vaganti, sentendo il sublime incomprensibile dei momenti magici della vita, della sua poesia che solo un film con una colonna sonora incredibilmente perfetta per ogni scena può riassumere. Leggetelo sentendo 50 mila lacrime - Nina Zilli (non immaginatelo come un capolavoro di canzone , ma come le sue note profonde accompagnano le parole)



Caro diario,
sono sola davanti alla mia finestra, davanti alla magnolia che
sboccia, il vento leggero che sfiora le palme, il fruscio sensuale
delle foglie, il cielo così azzurro, così tanta luce. Sento il sapore
caldo della cioccolata che si scioglie lenta, amara sulla lingua.
Attimi, sembra che la vita sia fatta di attimi, mai come oggi mi rendo
conto di quanto sia priva di senso. Vedo giorno dopo giorno i
cambiamenti, vedo la stanza vuota di mia sorella, vedo le immagini
scorrere dei dibattiti politici, le voci urlanti di scimmie che non si
distinguono, sovrapposte e il silenzio, le facce stanche, spente,
sento i dolori miei che si confondono con quelli di mio padre, di mia
madre. Vedo il suo sorriso dolce, i suoi occhi così azzurri, le
rughette che in realtà ci sono sempre, le voci per le strade, la
musica, il profumo di carne arrosto che mi riporta indietro negli anni
sul terriccio, nei tramonti della corsica, mescolato al profumo del
mare, del suo vento leggero, sento la felicità di quei momenti di
quanto non mi sentivo sola e di quanto già percepivo quella
irrequietezza profonda inconscia, la consapevolezza inaccettabile di
come tutto sia sfuggente, inafferrabile come l'acqua fresca che scorre
fra le mani di un assetato. Ho paura, sempre di più. 21 anni e ho
paura, vedo la morte che si avvicina, gli occhi, la mente di mia nonna
dispersi. Vedo finalmente le debolezze dei miei genitori, vedo la loro
ansia, vedo la loro stanchezza. Passo ogni giorno a scappare, scappare
da quello che vorrei fare, scappare dalla morte, scappare forse per
paura di scoprire che dopo aver fatto tutto, non saprei cosa sognare,
non avrei più la certezza che cambiando troverei la felicità, troverei
un fine a questa vita inutile. Non sono depressa, sono solo
constatazioni. Non riesco a esprimerlo. Quando ero al liceo pensavo la
mia vita come un insieme di concetti, idee, come bolle, come film.
Solo i film riescono a esprimere quella perfezione che c'è nei
concetti, nei sogni, ma non sono le immagini, è la musica. Nella
realtà un bacio sono due bocche unite, lingue che si intrecciano, che
scivolano, umido, se annulli la razionalità allora inizi a sentire
qualcosa di indefinibile, senti come un fuoco che scende, senti gli
odori, i sapori, i momenti felici, quelli tristi, vedi le stelle che
impolverano il cielo nel buio totale dell'etna, vedi la luna così
grande e rossa, senti il brivido di vederlo sul tuo stesso tram, la
magia del teatro, della musica che esce dalle tue dita. Ma intanto
rimangono lingue bagnate, bocche vicine. Invece nel film vedi un
bacio, la telecamera gira, la musica parte, quelle note così profonde
e senti tutto, tutto ciò che non si riesce a esprimere a parole, tutta
la sua perfezione senza imperfezioni. Quella musica, così piena di
piccoli dettagli e anche di concetti che ti accompagna nella notte,
senti il vento fresco, vedi le stelle, la luna, senti i profumi, senti
in ogni particolare il sublime, in quell'istante ti sembra tutto così
eterno, ma lo sai che non è così, che il film finirà, che tornerai
nella realtà. La mia vita prima mi sembrava un film, ora sono tornata
nella realtà, i sogni mi sembrano persi, irrealizzabili, ogni tanto
qualche barlume del passato ricompare timido nei miei pensieri e poi
ritorna la concretezza di ogni istante. Cerco di fuggire, cerco quegli
istanti, quel sublime che era il mio presente, il mio futuro che era
la mia inconsapevolezza della morte e di quanto fosse insignificante
la vita. Cerco di fuggire nel fuoco della cioccolata, nel gusto salato
delle olive, nelle vite di concetti dei film, sfuggo dalla realtà nei
libri, nell'università. Sono fuori dal mondo, lo sono sempre stata e
vorrei disperatamente entrarci. Vorrei ritornare a sentire i concetti,
a vedere tutto come bolle, come mille possibilità e togliere queste
catene che imprigionano la mia vita. So che la vita non ha un senso,
ma voglio tornare a pensare di potergliene dare uno provvisorio,
voglio che la mia vita serva a qualcosa, qualcosa che so bene non ha
senso come non ce l'ho io, come non lo ha l'universo, ma che rientri
in un progetto grande che non sia solo mio. Voglio fare, esserci,
sentire di esserci. Vorrei avere la fortuna, l'illusione di credere,
credere in un dio, in una vita dopo la morte, vorrei una religione che
mi dica cosa è giusto e cosa sbagliato, che mi dica che non sono sola,
che la mia vita, il mondo ha un senso. So però, lo sento, lo vedo che
tutto questo non c'è, so solo che non c'è un senso, che il bene e il
male sono umane convenzioni, il più incredibile frutto della nostra
mente. So che ho sete di conoscenza e so che questo non ha senso
perché è semplicemente inutile conoscere. So che voglio lavorare per
migliorare questa società in nome della giustizia che è una cosa solo
umana, che è semplicemente dare a tutti la possibilità di avere una
vita dignitosa. So che questo è irraggiungibile come lo è la
perfezione perché esiste l'entropia e se si mette ordine in un punto
si crea disordine in un altro. Sono concetti, qualcosa a cui si tende,
si deve tendere per arrivarci il più vicino possibile. Non voglio
dimenticare i concetti, i sogni perché sono l'unico senso che può
esserci per chi sa che un senso e che senza un senso non si vive.

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