lunedì 25 febbraio 2008

...il tram non arriva (parteI)


Silenziosi e nudi giacciono i palazzi aperti verso il cielo scuro. Una
sottile nebbia avvolge la città ed un vento freddo e leggero smuove
nel silenzio le fronde degli alberi in germoglio e ruba loro qualche
delicato fiore. Nel silenzio della notte domina la luna, bianco
mistero, inquietante. Nella piazza immensa, buia, un lampione illumina
di una luce gialla, squallida una pensilina al limite della strada
alla fermata del tram e lì è seduta una ragazza, grassa e bella. Occhi
enormi, neri e gonfi di lacrime, le guance rosse e bagnate,
accarezzate da deliziosi riccioli neri. Stava rannicchiata sulla
panchina con la testa sul vetro torbido di scritte e parlava… parlava
come se fosse la narratrice di un film o la sua protagonista, parlava
per violare quel silenzio pieno di ombre vive e malvagie create dalla
sua fantasia, parlava cosciente di star recitando, cosciente di farlo
per scacciare la paura di quel vuoto. Con lo sguardo perso come un
personaggio a teatro disorientato e deluso, interpretava con voce
incrinata e tremante sé stessa come se recitasse la parte imparata a
memoria di qualche sconosciuto personaggio che aveva dovuto
comprendere, con sforzo, che non le apparteneva, che non era lei.
<<"Eccomi… sola nella notte spaventosa, dimenticata da tutti…"
pensava. Si immedesimava sempre di più nel suo personaggio: era lei il
suo personaggio, era, dunque, facile da interpretare. Era sola, sì, ma
raccontava il suo dramma, ora, ad un vasto pubblico: dietro gli
alberi, ai balconi e dietro finestre aperte quel tanto che bastava per
sentire la sua voce risuonare nella notte, si nascondevano silenziosi
ed attenti spettatori ormai curiosi di ascoltare la sua storia, la
storia di una pazza che parlava da sola nel vuoto…>> Attimo di
silenzio… soffio di vento freddo che si infila sotto la camicia
leggera… un brivido lungo la schiena… Ricomincia a parlare come se
udire la sua voce le impedisse di sentire i suoi pensieri e... il
silenzio.

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