lunedì 25 febbraio 2008

...il tram non arriva (parteII)


<< E così aveva iniziato a raccontare alla notte, a quella luna triste
e invidiosa della solitudine e dell'amore…>>>> Solitudine, amore…
Solitudine, amore… solitudine, amore e ancora si ripetono quelle
parole nella sua mente, ancora e ancora e riaffiorano i pensieri, le
emozioni tutti insieme disordinati, confusi… gioia, disgusto,
passione, dolore… Ricorda… quella infinita tristezza, quelle serate
nel buio spezzato dalle stelle brillanti, quelle serate nel vento, nel
rumore violento del mare, nel silenzio senza tempo… quelle serate di
contemplazione in cui era in compagnia eppure sentiva il peso di
un'infinita solitudine. Ricorda… quel tramonto: dall'aereo si vedevano
le nuvole trafitte e dorate dai raggi del sole e poi le case tutte
basse e bianche dell'Africa e campi marroni e macchie verdi, distese
infinite di ulivi profumati… Ricorda… le canzoni, cantate da stonati
estranei suoi amici… Ricorda… il rumore monotono del tram, al mattino
pieno di persone dagli sguardi spenti, già stanche e annoiate,
talmente abituate all'esistenza ed all'importanza di sé soli da essere
infastidite dal contatto seppur minimo o se non solo a parole con il
prossimo… Ricorda… aveva le mani fredde quella sera prima di uscire
per andare a teatro e si guardava allo specchio, nuda,il suo corpo
esuberante e morbido e le piaceva immaginare cosa un uomo avrebbe
pensato del suo seno turgido e grande, dei suoi occhi neri, delle sue
labbra rosse come il fuoco e carnose, dei suoi fianchi morbidi e
tondi, dei suoi capelli capricciosi e profumati sulle spalle belle e
si accarezzava con dolcezza e sensualità… si sentiva desiderata,
inevitabilmente da amare…
Nausea… squallore… tristezza… Era disgustata dal piacere che questi
pensieri le procuravano… si sentiva ridicola quando all'improvviso
qualcuno bussava alla porta del bagno e si svegliava dal sogno in cui
viveva. Si guardava allo specchio di nuovo… le sembrava che l'avesse
ingannata perché ora rifletteva un corpo grasso e spento… e l'odore
dei suoi capelli denso, l'odore del suo corpo, le provocava schifo più
che ebbrezza… si sentiva sporca, insozzata da quei luridi pensieri
sconosciuti, nuovi, spaventosi… Ricorda, ora, di quando, dodicenne,
sorrideva maliziosa e sfrontata, ingenua, a uomini attratti dal suo
piccolo corpo ancora un po' acerbo con un guizzo di luce leggera negli
occhi…
Ricorda… il peso di quel corpo viscido, vecchio sul suo e quella mano
fredda e umida che le toccava la schiena nuda sotto la maglietta e il
fiato pesante, ripugnante odore di banana sul viso…
Ricorda… il disgusto che sentiva per gli sguardi di uomini accecati…
intensi, eccitati, che la toccavano come mani sudice… e la
soddisfazione di essere guardata che le faceva sfuggire ogni volta un
sorriso…
Ricorda…<<Che budrione>>…budrione… budrione… avevano detto. E
guardavano con disprezzo dipinto sul volto delle ragazze morbide dagli
occhi blu come il mare ed i capelli biondi di seta… le guardavano…
Cosa pensavano quelle ragazze di quegli occhi attenti su di loro? Cosa
pensavano senza poter udire? Parole senza senso,parole sentite,
riferite… senza pensiero.. paura di rimanere soli… Cosa pensavano
allora i suoi amici di lei? Lei dai capelli neri e ispidi, lei dagli
occhi scuri… E lui? No… no… <<No>> - aveva risposto quella volta -
<<Sinceramente, potrei mai piacerti?>>
<<No>>.

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